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Percorso sulla gentilezza e non solo: impariamo a dare il giusto peso alle parole!

NOTA BENE: L’attività proposta si presta ad essere utilizzata in occasione della giornata mondiale della gentilezza, per parlare di bullismo e anche, perché no, in occasione di San Valentino! In questi giorni nelle mie classi quinte ho avuto il piacere di ospitare una giovane tirocinante del liceo Sigonio di Modena, la quale ha proposto un […]

NOTA BENE: L’attività proposta si presta ad essere utilizzata in occasione della giornata mondiale della gentilezza, per parlare di bullismo e anche, perché no, in occasione di San Valentino!

In questi giorni nelle mie classi quinte ho avuto il piacere di ospitare una giovane tirocinante del liceo Sigonio di Modena, la quale ha proposto un percorso davvero interessante sulle PAROLE.

Il filmato: la grande fabbrica delle parole

L’attività è iniziata con la visione di questo filmato, che presenta la lettura animata dell’albo illustrato dal titolo “La grande fabbrica delle parole” di Valeria Docampo e Agnès de Lestrade (Terre di mezzo editore).

C’è un paese dove le persone parlano poco. In questo strano paese, per poter pronunciare le parole bisogna comprarle e inghiottirle. Le parole più importanti, però, costano molto e non tutti possono permettersele. Il piccolo Philéas è innamorato della dolce Cybelle e vorrebbe dirle “Ti amo”, ma non ha abbastanza soldi nel salvadanaio. Al contrario Oscar, che è ricchissimo e spavaldo, ha deciso di far sapere alla bambina che un giorno la sposerà. Chi riuscirà a conquistare il cuore di Cybelle?

Usare le parole con cura

Alla visione del filmato è seguito un momento di circle time, con una conversazione guidata da domande stimolo che hanno spinto i bambini a ragionare sul VALORE delle parole. Alcune parole “costano” di più, altre meno. Il fatto che i personaggi siano costretti ad acquistare le parole per utilizzarle li spinge ad averne cura, a conservarle e proteggerle per usarle al momento più opportuno.

Noi siamo sempre attenti alle parole che diciamo? Le usiamo con cura?

N.B. La storia si presta anche per parlare dei diversi livelli della comunicazione (quello verbale e quello non verbale).

Parole ostili e parole gentili: brainstorming e acrostico

Il focus si è poi spostato sulla differenza tra le parole OSTILI e le parole GENTILI.

Siamo partiti da un brainstorming in cui è stato richiesto ai bambini di enunciare le parole ostili che venivano loro in mente.

A seguire in piccolo gruppo hanno scelto delle parole ostili e ne hanno fatto un acrostico su dei post-it di grandi dimensioni forniti dall’insegnante: l’obiettivo era quello di trasformare la parole ostili in frasi e termini gentili.

E’ seguita la lettura degli acrostici prodotti dai vari gruppi e un’altra conversazione, in cui si è discusso dell’effetto delle parole ostili e delle parole gentili su di noi: come ci sentiamo quando ci viene rivolta una parola o un’affermazione ostile? Qual è l’effetto su di noi?

Le parole che feriscono

Gli alunni hanno concordato sul fatto che le parole ostili non passano inosservate, ma PESANO su di noi e sul nostro cuore. Ad ogni offesa il nostro cuore ne risulta ferito, ammaccato. Per questa ragione, quando ci rivolgiamo agli altri dobbiamo prestare molta attenzione, perché è difficile guarire un cuore ferito.

La studentessa ha mostrato agli alunni cosa accade ogni volta che riceviamo un’offesa o un insulto: il nostro cuore (rappresentato su un foglio di carta) si accartoccia e su di esso rimangono segni (le pieghe) molto difficili da togliere. E’ stata poi proiettata alla lim l’immagine di un cuore stropicciato con questa scritta:

BEFORE YOU SPEAK THINK AND BE SMART: IT’ HARD TO FIX A WRINKLED HEART.

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Pensa per bene prima di parlare, un cuore ferito è difficile da aggiustare!


Il peso delle parole

Il momento del circle time si è poi concluso con un’altra attività per aiutare i bambini a farsi davvero un’idea del PESO delle loro parole. Per questo esperimento è stata utilizzata una gruccia appendiabiti alla quale sono stati appesi tutti i post it con gli acrostici realizzati (in una piccola bustina trasparente) da un lato, e un piccolo sasso (rappresentate una sola parola ostile), dall’altro. Abbiamo quindi visto con i nostri occhi che una sola parola ostile pesa molto sul nostro cuore, tanto di più rispetto a un sacco di parole gentili.

Un gioco cooperativo per imparare ad osservare i messaggi non verbali

La lezione si è conclusa con un gioco a squadre il cui obiettivo era quello di favorire la collaborazione e di incentivare l’osservazione degli aspetti non verbali della comunicazione.

Come si gioca

Si sfidano due squadre per volta: una squadra si dispone in campo, tre componenti a sedere su tre sedie e gli altri in piedi, di fronte a loro. I componenti devono scambiarsi di posto senza parlare, ma comunicando con i compagni di squadra mediante un segno (una strizzata d’occhio, un morso sulle labbra) che è stato concordato in segreto in precedenza.

Nel frattempo la squadra avversaria deve osservare con attenzione e intercettare questi segnali non verbali e individuarli. Ogni volta che un bambino riesce a sedersi la squadra che è in campo ottiene un punto. L’obiettivo per la squadra che osserva è individuare il segnale di scambio il prima possibile; la squadra che è in campo, invece, deve concordare un segnale che sia difficile da identificare (ad esempio il deglutire).

Circle time conclusivo

Anche questa attività si è conclusa con un circle time, in cui i bambini hanno espresso i propri pareri sul gioco e su quanto abbiamo imparato.


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