Oggi parliamo di…compiti! Si tratta di un tema caldo e molto dibattuto in questo ultimo anno, in un tiro alla fune che coinvolge gli insegnanti e le famiglie.
Scuole senza compiti per eliminare lo stress: è davvero la soluzione?
Recentemente ho letto di sperimentazioni da parte di scuole nel milanese che hanno abolito i compiti (leggi l’articolo) e hanno adottato una prossemica innovativa, senza banchi. Il tutto per alleviare lo stress e migliorare gli apprendimenti. Personalmente la giudico una soluzione un tantino estrema e inadeguata a risolvere il problema dello stress legato al compito e allo studio a casa. Eliminare la difficoltà alla radice, in questo caso, non porta benefici in termini di crescita, di sviluppo dell’autonomia personale e delle capacità organizzative, così come della presa di responsabilità da parte degli alunni.
Il mostro buono dei compiti che educa e potenzia l’apprendimento
In qualità di docente e, prima ancora, di studentessa (ho studiato moltissimo e lo studio è ciò che mi ha permesso di raggiungere i miei obiettivi lavorativi), ritengo che i compiti (nelle giuste misure, con tempi e strumenti adeguati) siano fondamentali per rafforzare gli apprendimenti, in quanto consentono una riflessione autonoma su quanto svolto in classe. Servono per ripetere, rivedere, fissare concetti già visti a scuola. Quanto appreso e capito in classe, infatti, deve essere rivisto con calma, con i propri tempi.
Non di meno, i compiti a casa permettono di verificare le proprie capacità e apprendere dagli errori, di mettersi alla prova e, soprattutto, di imparare ad accettare la fatica della ripetitività o del tempo dedicato allo studio.
È importante per i bambini e i ragazzi accettare la realtà dei compiti e la necessità dell’impegno personale che richiedono. Anche se, nella società del tutto e subito, in cui con un click su un dispositivo si ottengono effetti immediati (si acquista, si fa partire un video, si naviga,…) non è semplice approcciarsi ai libri, alle pagine da scrivere e leggere, o ai testi da studiare.
Tuttavia è dovere di noi genitori e insegnanti legittimare l’importanza dell’impegno e della fatica di dedicarsi a esercizi e ripetizioni, così come aiutare a stabilire un buon rapporto con il tempo che va speso nel lavoro scolastico (e non).
Non si ottiene nulla senza impegno e fatica!
“Proprio nello sforzo enorme e coraggioso di vincere la fatica riusciamo a provare, almeno per un istante, la sensazione autentica di vivere.
HARUKI MURAKAMI
“Il migliore riconoscimento per la fatica fatta non è ciò che se ne ricava, ma ciò che si diventa grazie ad essa.”
JOHN RUSKIN
Questo è un concetto che dobbiamo insegnare ai bambini e ai ragazzi, facendolo sperimentare in prima persona, e i compiti e lo studio a casa offrono un campo di prova perfetto!
Quando e perché i compiti sono una fonte di stress?
Abbiamo detto dell’importanza dei compiti, ma il problema dello stress legato ad essi rimane: quando e perché i compiti sono una fonte di stress? Quali soluzioni è possibile adottare?
Da queste domande ne derivano altre, che coinvolgono i docenti e le famiglie e le cui risposte comportano un impegno da entrambe le parti, affinché i compiti possano costituire un elemento funzionale all’apprendimento e non un suo ostacolo. Ma andiamo con ordine.
Cosa intendiamo con “stress” , innanzitutto?
Ritengo che quando si parla di stress legato ai compiti ci si riferisca a più aspetti, legati sia alle richieste della scuola che alle difficoltà più strettamente connesse all’ambito domestico.
- Per lo studente: il sentimento di frustrazione legato al tempo da dedicare allo svolgimento del compito stesso, in quanto preferirebbe di gran lunga dedicarsi ad altre attività.
- Per lo studente: l’ansia legata alla sensazione di “soffocamento” e di “mancanza di tempo “ dovuta alla poca capacità di organizzare e gestire i compiti assegnati nel rispetto delle scadenze oppure perchè ci ci sente impreparati per una verifica o un’interrogazione.
- Per lo studente: la mancanza di motivazione dovuta anche al non avere consapevolezza dell’obiettivo finale (imparare per poi…, sentirsi fieri di se stessi per aver raggiunto un obiettivo,…).
- Per le famiglie (soprattutto degli studenti alle prime armi): l’impegno di dover aiutare i figli nella gestione dei compiti e monitorare che siano stati svolti, e , per i bambini con difficoltà, il doverli assistere.
- Per studenti e famiglie a causa della scuola: i compiti risultano una fonte di stress anche quando le richieste da parte della scuola non sono adeguate (per il tipo di esercizio assegnato, per il quantitativo, per le modalità o i tempi).
0 commenti