Ecco un altro articolo dedicato alla prova orale del concorso docenti. Vi condivido un video ed una presentazione con i miei suggerimenti sulle seguenti tematiche, che tengono conto delle domande che VOI mi avete posto da due settimane a questa parte.
ho poco tempo: cosa studiare?
quali domande sulle tecnologie posso aspettarmi?
come prepararmi al meglio alla prova di inglese?
Come miglioro la mia pronuncia in inglese?
Fatemi sapere se questi suggerimenti vi sono stati utili lasciandomi un like o un commento, leggo con piacere i vostri feedback e le vostre domande.
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Nell’articolo precedente (che puoi leggere qui) ho parlato dell’importanza dei compiti come momento di riflessione, rinforzo e apprendimento secondo i propri tempi dei concetti spiegati a scuola e come opportunità per verificare le proprie capacità, imparando ad accettare la faticadella ripetitività o del tempo dedicato allo studio.
Nonostante ciò, il compito a casa è visto sempre di più come una fonte di forte stress per allievi e famiglie, tanto che alcune scuole hanno deciso di toglierli definitivamente. A mio parere, tuttavia, eliminare il compito a casa non è la soluzione: si dovrebbe piuttosto identificare il problema specifico fonte di malessere e definire dei percorsi alternativi che possano aiutare l’allievo a superarli.
Delle cinque problematiche che ho individuato come concause di un vissuto di stress legato ai compiti, prenderò ora in considerazione il sentimento di frustrazione legato al dover fare una cosa poco gradita e proverò a proporre alcune soluzioni.
I compiti come momento di frustrazione: cosa fare?
Il momento dei compiti può far scaturire unsentimento di frustrazione, in quanto, com’è comprensibile, spesso e volentieri il bambino preferirebbe di gran lunga dedicarsi ad altre attività.
La frustrazione a cui mi riferisco è un condizione psicologica di stress accettabile e “normale”, che il bambino deve imparare a gestire e tollerare. Sottrarre i bambini ai loro piccoli doveri, alle loro normali piccole frustrazioni, non può che, a lungo andare, renderli incapaci di affrontare le crescenti difficoltà quando saranno più grandi.
Cosa può fare la famiglia?
Sono le cinque del pomeriggio e ancora la cartella non è stata aperta. L’invito da parte della mamma ad approcciarsi ai compiti è motivo di scontri e capricci e non finire. Cosa fare quando il momento dei compiti è diventato ormai una vera e propria battaglia? Innanzitutto, sarebbe bene non ricorrere a ramanzine, urla, promesse di premi o minacce di punizioni. Questo perché la tensione innesca dinamiche di rifiuto o di dipendenza da fattori esterni da cui poi è difficile sottrarsi.
☑️Definire una routine dei compiti nei tempi e negli spazi
I genitori farebbero bene a concordare con il bambino un tempo e un luogo per i compiti che siano stabili.
I tempi
🕓L’orario dovrebbe essere fisso, dopo un tempo adeguato di relax (possibilmente all’aria aperta) che non sia però subito dopo la scuola o immediatamente prima o dopo cena (alla sera ci si rilassa e si sta insieme alla famiglia!). NOTA BENE: Più si rimanda il momento dei compiti a fine giornata, più si ha difficoltà a concentrarsi e si ha meno tempo a disposizione, nel caso in cui si incontrino difficoltà nell’esecuzione di un certo esercizio.
In poche parole, si deve creare una ROUTINE DEI COMPITI che il bambino possa assimilare per poi riuscire a seguirla autonomamente in un tempo adatto e sufficiente a non generare inutili ansie.
⏰Un’idea per iniziare il momento di lavoro potrebbe essere quella di impostare una sveglia che inizi a suonare con una canzone gradita al bambino: essa fungerà da campanella e solleverà il genitore dall’incombenza di richiamare l’alunno ai suoi doveri, rendendolo, al contempo, più autonomo.
Definire gli intervalli di lavoro
Il genitore potrà inoltre aiutare il bambino a superare questo momento non proprio piacevole definendo i tempi di lavoro e di pausa (es. 20 minuti di lavoro e 5 minuti di pausa e si riprende, poi, finiti i compiti, si gioca), concordando con lui le attività da svolgere nei momenti di relax (che devono essere brevi e rispettati). Avere un lasso di tempo definito e limitato e degli obiettivi intermedi raggiungibili aiuterà il bambino a sopportare meglio il momento di lavoro. ATTENZIONE: Naturalmente, non vogliamo che il bambino, pur di finire il prima possibile, faccia il lavoro “alla meglio”. Sarà compito del genitore monitorare affinché l’esercizio sia svolto in modo adeguato e rinforzare positivamente il bambino qualora l’attività sia svolta bene!
Gli spazi
🏠E’ tempo di iniziare a lavorare, ma dove? Lo faremo in uno spazio che abbiamo scelto e attrezzato con tutto il necessario, in una stanza che può essere la cameretta, la cucina, il salotto, ma che deve essere tranquillo, silenzioso, ben illuminato e adatto a favorire la concentrazione. 📺La TV e gli altri dispositivi elettronici devono essere spenti; invece deve essere presente un ⏱orologio, un timer da cucina o una semplice sveglia per definire gli intervalli di lavoro e le pause.
📚Inoltre sarebbe bene avere a portata di mano tutto il necessario per svolgere il compito assegnato: ad esempio, il dizionario, la tavola pitagorica o le mappe con i procedimenti e le regole (Bambini, certo che li dovete utilizzare: i compiti non sono una verifica, ma servono per fissare i contenuti! Se l’insegnante vi ha dato degli ausili per svolgere gli esercizi, USATELI!)
👉Potrà sembrare scontato, ma l’ambiente in cui si lavora dovrebbe essere pulito, ordinato, piacevole e privo di un’eccessiva quantità di oggetti e giochi, che possono rappresentare una fonte di distrazione! In particolare, la scrivania o il tavolo di lavoro devono essere sgombri da tutto ciò che non è necessario.
Riuscireste mai a lavorare serenamente in una stanza in questo stato?
Cosa possono fare gli insegnanti?
1. Condividere buone prassi con i genitori
Credo che in primis il lavoro vada fatto in sinergia con le famiglie, che non sempre possiedono gli strumenti per aiutare i figli ad organizzarsi al meglio. Pertanto sfruttare una parte delle assemblee di classe per informarli sui consigli utili da seguire potrebbe essere molto d’aiuto. Si può creare così un’occasione di scambio e confronto di prassi che possono arricchire anche il patrimonio di metodi e suggerimenti dell’insegnante stesso!
2. Condividere buone prassi con gli alunni
A scuola si possono creare momenti di riflessione su questo tema, molto sentito dai bambini. Si possono predisporre attività sotto forma di interviste in cui ci si scambia informazioni sulle modalità in cui ognuno svolge i compiti. Si possono compilare tabelle, creare grafici, conversare insieme e scegliere le pratiche che sembrano essere più funzionali e quelle che magari possono essere migliorate (a coppie o in piccolo gruppo scegliete 5 strategie che vi sembrano funzionali e spiegate il perché). Questo tipo di lavoro potrebbe aiutare i bambini a prendere coscienza delle diverse prassi per fare i compiti e a definire più consapevolmente i tempi, i luoghi e i modi più adatti a loro. A seguito di queste conversazioni si possono poi creare dei libretti esplicativi, dei lapbook, dei poster, dei cartelloni, dei segnalibri reminder, per dare ai bambini una traccia da seguire a casa.
E voi, avete suggerimenti? Quali strategie utilizzate con i vostri figli per aiutarli a fare i compiti più autonomamente?
Se questo articolo vi è piaciuto e siete curiosi di saperne di più, non perdetevi la prossima parte, in cui parleremo di come aiutare gli studenti ad organizzare il lavoro e a superare l’ansia da prestazione!
Nota bene: tutti i percorsi che trovi sul mio sito sono DIGITALI.
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