Per una buona organizzazione del lavoro a casa è utile fare affidamento a un planning settimanale e giornaliero (to do list).
Il planner settimanale: una tabella con le cose da fare giorno per giorno
Il planner settimanale non è altro che una tabella da compilare con le attività e i compiti da svolgeredurante la settimana.
Questo planning più generale può aiutare il bambino a gestire il lavoro da svolgere giornalmente tenendo conto sia degli impegni scolastici che di quelli extrascolastici.
Un ausilio utile specialmente a inizio anno… ma non solo!
Probabilmente le difficoltà maggiori si avranno ad inizio anno con i nuovi orari, i nuovi ritmi e le nuove materie. L‘uso di questo strumento, tuttavia, dovrebbe facilitare la costruzione di una routine settimanale funzionale di svolgimento dei compiti.
Tempi d’utilizzo
Con il susseguirsi delle settimane è facile che lo studente assimili la routine e abbandoni questo ausilio (e questo è un bene: significa che l’obiettivo è stato raggiunto!).
Per alcuni studenti con bisogni educativi speciali, invece, potrebbe essere necessario il suo utilizzo per periodi più lunghi, o solo per alcune materie. Non esiste una regola d’uso predefinita, ma è necessario tenere conto delle necessità del bambino!
La to do list (check-list) giornaliera
Il planning settimanale però deve necessariamente fare riferimento all’orario scolastico (puoi scaricare una tabella qui) e declinarsi in una una lista di cose da fare più specifica: la daily to do list (lista di cose da fare giornaliere).
Lo studente svolgerà i compiti secondo la successione concordata insieme al genitore, tenendo conto di molteplici fattori (materie più ostiche, lunghezza dell’esercizio, difficoltà, impegni extrascolastici,…).
Uno strumento… riutilizzabile!
La tabella della to do list (plastificata o inserita in una busta trasparente) potrà essere riempita ogni settimana con le cose da fare, utilizzando un semplice accorgimento: si può, infatti, usare un pennarello da lavagna bianca per scrivere gli impegni e poi cancellarli con un panno umido e ricominciare da capo.
Modalità d’uso
Prima insieme, poi da soli!
Inizialmente questa operazione di organizzazione (fondamentale per sviluppare un metodo di studio che sia efficace e autonomo) è bene che sia svolta con l’aiuto di un adulto, che fornirà indicazioni e supporterà l’alunno nell’operare le scelte più funzionali. In seguito, gradatamente, sarà lo stesso studente a crearsi il piano di lavoro.
Facciamo una check-list!
Questa lista di cose da fare diviene naturalmente un’ottima check-list: una volta portato a termine il compito si può fare una ☑️accanto all’attività svolta. Si tratta di un gesto semplice e veloce, ma, al tempo stesso, molto motivante.
L’importanza del rinforzo positivo
Il bambino può poi mostrare all’adulto il lavoro svolto, che avrà premura di gratificarlo (si consiglia di farlo verbalmente e con gesti di affetto: ricordiamoci che questo tipo di rinforzo è molto efficace ed è preferibile alle gratificazioni materiali).
Scarica le risorse!
Sono tutte immagini che potete salvare direttamente sul vostro dispositivo (suggerisco di lavorare da PC, piuttosto che da smartphone o tablet).
Organizzare il lavoro a casa con l’orario di scuola
Per una buona organizzazione dei compiti e delle attività è bene avere a disposizione una tabella con l’orario settimanale. Possiamo suggerire ai bambini di inserirla in una busta di plastica (o di plastificarla) e attaccarla ad una lavagna di sughero vicino alla scrivania, oppure (se stampata in un formato più piccolo di un A4) attaccarla direttamente al piano di lavoro, in modo da avere sempre davanti agli occhi la progressione delle materie scolastiche. Questo semplice sussidio aiuterà i bambini ad organizzare la cartella e a svolgere i compiti e lo studio in tempo utile.
Scarica le risorse!
Nota: la risorsa è gratuita ma è esclusivamente ad uso PRIVATO. Non è consentito il caricamento in gruppi Facebook o su altri siti. La condivisione deve essere fatta tramite link al mio sito web. Anche la modifica della stessa non è consentita.
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Nell’articolo precedente (che puoi leggere qui) ho parlato dell’importanza dei compiti come momento di riflessione, rinforzo e apprendimento secondo i propri tempi dei concetti spiegati a scuola e come opportunità per verificare le proprie capacità, imparando ad accettare la faticadella ripetitività o del tempo dedicato allo studio.
Nonostante ciò, il compito a casa è visto sempre di più come una fonte di forte stress per allievi e famiglie, tanto che alcune scuole hanno deciso di toglierli definitivamente. A mio parere, tuttavia, eliminare il compito a casa non è la soluzione: si dovrebbe piuttosto identificare il problema specifico fonte di malessere e definire dei percorsi alternativi che possano aiutare l’allievo a superarli.
Delle cinque problematiche che ho individuato come concause di un vissuto di stress legato ai compiti, prenderò ora in considerazione il sentimento di frustrazione legato al dover fare una cosa poco gradita e proverò a proporre alcune soluzioni.
I compiti come momento di frustrazione: cosa fare?
Il momento dei compiti può far scaturire unsentimento di frustrazione, in quanto, com’è comprensibile, spesso e volentieri il bambino preferirebbe di gran lunga dedicarsi ad altre attività.
La frustrazione a cui mi riferisco è un condizione psicologica di stress accettabile e “normale”, che il bambino deve imparare a gestire e tollerare. Sottrarre i bambini ai loro piccoli doveri, alle loro normali piccole frustrazioni, non può che, a lungo andare, renderli incapaci di affrontare le crescenti difficoltà quando saranno più grandi.
Cosa può fare la famiglia?
Sono le cinque del pomeriggio e ancora la cartella non è stata aperta. L’invito da parte della mamma ad approcciarsi ai compiti è motivo di scontri e capricci e non finire. Cosa fare quando il momento dei compiti è diventato ormai una vera e propria battaglia? Innanzitutto, sarebbe bene non ricorrere a ramanzine, urla, promesse di premi o minacce di punizioni. Questo perché la tensione innesca dinamiche di rifiuto o di dipendenza da fattori esterni da cui poi è difficile sottrarsi.
☑️Definire una routine dei compiti nei tempi e negli spazi
I genitori farebbero bene a concordare con il bambino un tempo e un luogo per i compiti che siano stabili.
I tempi
🕓L’orario dovrebbe essere fisso, dopo un tempo adeguato di relax (possibilmente all’aria aperta) che non sia però subito dopo la scuola o immediatamente prima o dopo cena (alla sera ci si rilassa e si sta insieme alla famiglia!). NOTA BENE: Più si rimanda il momento dei compiti a fine giornata, più si ha difficoltà a concentrarsi e si ha meno tempo a disposizione, nel caso in cui si incontrino difficoltà nell’esecuzione di un certo esercizio.
In poche parole, si deve creare una ROUTINE DEI COMPITI che il bambino possa assimilare per poi riuscire a seguirla autonomamente in un tempo adatto e sufficiente a non generare inutili ansie.
⏰Un’idea per iniziare il momento di lavoro potrebbe essere quella di impostare una sveglia che inizi a suonare con una canzone gradita al bambino: essa fungerà da campanella e solleverà il genitore dall’incombenza di richiamare l’alunno ai suoi doveri, rendendolo, al contempo, più autonomo.
Definire gli intervalli di lavoro
Il genitore potrà inoltre aiutare il bambino a superare questo momento non proprio piacevole definendo i tempi di lavoro e di pausa (es. 20 minuti di lavoro e 5 minuti di pausa e si riprende, poi, finiti i compiti, si gioca), concordando con lui le attività da svolgere nei momenti di relax (che devono essere brevi e rispettati). Avere un lasso di tempo definito e limitato e degli obiettivi intermedi raggiungibili aiuterà il bambino a sopportare meglio il momento di lavoro. ATTENZIONE: Naturalmente, non vogliamo che il bambino, pur di finire il prima possibile, faccia il lavoro “alla meglio”. Sarà compito del genitore monitorare affinché l’esercizio sia svolto in modo adeguato e rinforzare positivamente il bambino qualora l’attività sia svolta bene!
Gli spazi
🏠E’ tempo di iniziare a lavorare, ma dove? Lo faremo in uno spazio che abbiamo scelto e attrezzato con tutto il necessario, in una stanza che può essere la cameretta, la cucina, il salotto, ma che deve essere tranquillo, silenzioso, ben illuminato e adatto a favorire la concentrazione. 📺La TV e gli altri dispositivi elettronici devono essere spenti; invece deve essere presente un ⏱orologio, un timer da cucina o una semplice sveglia per definire gli intervalli di lavoro e le pause.
📚Inoltre sarebbe bene avere a portata di mano tutto il necessario per svolgere il compito assegnato: ad esempio, il dizionario, la tavola pitagorica o le mappe con i procedimenti e le regole (Bambini, certo che li dovete utilizzare: i compiti non sono una verifica, ma servono per fissare i contenuti! Se l’insegnante vi ha dato degli ausili per svolgere gli esercizi, USATELI!)
👉Potrà sembrare scontato, ma l’ambiente in cui si lavora dovrebbe essere pulito, ordinato, piacevole e privo di un’eccessiva quantità di oggetti e giochi, che possono rappresentare una fonte di distrazione! In particolare, la scrivania o il tavolo di lavoro devono essere sgombri da tutto ciò che non è necessario.
Riuscireste mai a lavorare serenamente in una stanza in questo stato?
Cosa possono fare gli insegnanti?
1. Condividere buone prassi con i genitori
Credo che in primis il lavoro vada fatto in sinergia con le famiglie, che non sempre possiedono gli strumenti per aiutare i figli ad organizzarsi al meglio. Pertanto sfruttare una parte delle assemblee di classe per informarli sui consigli utili da seguire potrebbe essere molto d’aiuto. Si può creare così un’occasione di scambio e confronto di prassi che possono arricchire anche il patrimonio di metodi e suggerimenti dell’insegnante stesso!
2. Condividere buone prassi con gli alunni
A scuola si possono creare momenti di riflessione su questo tema, molto sentito dai bambini. Si possono predisporre attività sotto forma di interviste in cui ci si scambia informazioni sulle modalità in cui ognuno svolge i compiti. Si possono compilare tabelle, creare grafici, conversare insieme e scegliere le pratiche che sembrano essere più funzionali e quelle che magari possono essere migliorate (a coppie o in piccolo gruppo scegliete 5 strategie che vi sembrano funzionali e spiegate il perché). Questo tipo di lavoro potrebbe aiutare i bambini a prendere coscienza delle diverse prassi per fare i compiti e a definire più consapevolmente i tempi, i luoghi e i modi più adatti a loro. A seguito di queste conversazioni si possono poi creare dei libretti esplicativi, dei lapbook, dei poster, dei cartelloni, dei segnalibri reminder, per dare ai bambini una traccia da seguire a casa.
E voi, avete suggerimenti? Quali strategie utilizzate con i vostri figli per aiutarli a fare i compiti più autonomamente?
Se questo articolo vi è piaciuto e siete curiosi di saperne di più, non perdetevi la prossima parte, in cui parleremo di come aiutare gli studenti ad organizzare il lavoro e a superare l’ansia da prestazione!
Oggi parliamo di…compiti! Si tratta di un tema caldo e molto dibattuto in questo ultimo anno, in un tiro alla fune che coinvolge gli insegnanti e le famiglie.
Scuole senza compiti per eliminare lo stress: è davvero la soluzione?
Recentemente ho letto di sperimentazioni da parte di scuole nel milanese che hanno abolito i compiti (leggi l’articolo) e hanno adottato una prossemica innovativa, senza banchi. Il tutto per alleviare lo stress e migliorare gli apprendimenti. Personalmente la giudico una soluzione un tantino estrema e inadeguata a risolvere il problema dello stress legato al compito e allo studio a casa. Eliminare la difficoltà alla radice, in questo caso, non porta benefici in termini di crescita, di sviluppo dell’autonomia personale e delle capacità organizzative, così come della presa di responsabilità da parte degli alunni.
Il mostro buono dei compiti che educa e potenzia l’apprendimento
In qualità di docente e, prima ancora, di studentessa (ho studiato moltissimo e lo studio è ciò che mi ha permesso di raggiungere i miei obiettivi lavorativi), ritengo che i compiti (nelle giuste misure, con tempi e strumenti adeguati) siano fondamentali per rafforzare gli apprendimenti, in quanto consentono una riflessione autonoma su quanto svolto in classe. Servono per ripetere, rivedere, fissare concetti già visti a scuola.Quanto appreso e capito in classe, infatti, deve essere rivisto con calma, con i propri tempi.
Non di meno, i compiti a casa permettono di verificare le proprie capacità e apprendere dagli errori, di mettersi alla prova e, soprattutto, di imparare ad accettare la faticadella ripetitività o del tempo dedicato allo studio.
È importante per i bambini e i ragazzi accettare la realtà dei compiti e la necessità dell’impegno personale che richiedono. Anche se, nella società del tutto e subito, in cui con un click su un dispositivo si ottengono effetti immediati (si acquista, si fa partire un video, si naviga,…) non è semplice approcciarsi ai libri, alle pagine da scrivere e leggere, o ai testi da studiare.
Tuttavia è dovere di noi genitori e insegnanti legittimare l’importanza dell’impegno e della fatica di dedicarsi a esercizi e ripetizioni, così come aiutare a stabilire un buon rapporto con il tempo che va speso nel lavoro scolastico (e non).
Non si ottiene nulla senza impegno e fatica!
“Proprio nello sforzo enorme e coraggioso di vincere la fatica riusciamo a provare, almeno per un istante, la sensazione autentica di vivere. HARUKI MURAKAMI
“Il migliore riconoscimento per la fatica fatta non è ciò che se ne ricava, ma ciò che si diventa grazie ad essa.” JOHN RUSKIN
Questo è un concetto che dobbiamo insegnare ai bambini e ai ragazzi, facendolo sperimentare in prima persona, e i compiti e lo studio a casa offrono un campo di prova perfetto!
Quando e perché i compiti sono una fonte di stress?
Abbiamo detto dell’importanza dei compiti, ma il problema dello stress legato ad essi rimane:quando e perché i compiti sono una fonte di stress? Quali soluzioni è possibile adottare?
Da queste domande ne derivano altre, che coinvolgono i docenti e le famiglie e le cui risposte comportano un impegno da entrambe le parti, affinché i compiti possano costituire un elemento funzionale all’apprendimento e non un suo ostacolo. Ma andiamo con ordine.
Cosa intendiamo con “stress” , innanzitutto?
Ritengo che quando si parla di stress legato ai compiti ci si riferisca a più aspetti, legati sia alle richieste della scuola che alle difficoltà più strettamente connesse all’ambito domestico.
Per lo studente: il sentimento di frustrazione legato al tempo da dedicare allo svolgimento del compito stesso, in quanto preferirebbe di gran lunga dedicarsi ad altre attività.
Per lo studente: l’ansia legata alla sensazione di “soffocamento” e di “mancanza di tempo “dovuta alla poca capacità di organizzare e gestire i compiti assegnati nel rispetto delle scadenze oppure perchè ci ci sente impreparati per una verifica o un’interrogazione.
Per lo studente: la mancanza di motivazione dovuta anche al non avere consapevolezza dell’obiettivo finale (imparare per poi…, sentirsi fieri di se stessi per aver raggiunto un obiettivo,…).
Per le famiglie (soprattutto degli studenti alle prime armi): l’impegno di dover aiutare i figli nella gestione dei compiti e monitorare che siano stati svolti, e , per i bambini con difficoltà, il doverli assistere.
Per studenti e famiglie a causa della scuola: i compiti risultano una fonte di stress anche quando le richieste da parte della scuola non sono adeguate (per il tipo di esercizio assegnato, per il quantitativo, per le modalità o i tempi).
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